
Elena Pavan
Ricercatrice post-doc, Università di Trento
Trento, 30 marzo 2011
L’azione collettiva, come insegnano alcuni dei miei maestri, può assumere varie forme. Tra i criteri con i quali è possibile cercare di distinguere un fenomeno dall’altro ve n’è uno che ci offre alcuni spunti particolarmente interessanti per riflettere sulle mobilitazioni in difesa dell’università e, più in generale, della scuola pubblica. Si tratta della forza dell’identità collettiva, cioè del senso con il quale ci si percepisce - e si viene percepiti dall’esterno - come “membri” della mobilitazione. La forza di un’identità collettiva ci permette, ad esempio, di distinguere una coalizione da un movimento sociale. Nel primo caso, l’identità è più debole, la coalizione si organizza intorno ad uno scopo preciso e, una volta raggiunto, termina la propria esistenza. La natura stessa del fenomeno organizzativo coalizionale si lega all’eterogeneità dei fini che, di volta in volta, vengono perseguiti. Un movimento, invece, presuppone un’identità collettiva più forte. Gli eventi politici, i cambiamenti sociali non determinano la mobilitazione ma, piuttosto, vengono messi in relazione tra loro ed affrontati secondo una prospettiva comune, gestiti con specifico riferimento ad una certa visione di lungo periodo del mondo che va ben oltre il mero episodio o il raggiungimento di uno scopo.